
Sono Giovanna.
Farmacista, nutrizionista e master in fondamenti di fitoterapia
Ti invito, o mio Fabullo, ad una lauta cena,
fra pochi giorni, se te lo consentono gli dei,
purchè sia tu a portarti la cena abbondante
e succulenta, non senza uno splendore di ragazza
e vino e sale e un mucchio di risate.
Benvenuta/o in Divagazioni Pertinenti
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Cara Lettrice, Caro Lettore, seguimi.
Immergiti in questo percorso di conoscenza.
Sono una studiosa della Scientia Herbarum e dell'evoluzione della Materia Medica di Dioscoride attraverso i secoli, dalle balsamiche stille dell'Iliade alle più recenti acquisizioni scientifiche. Ho al mio attivo due lavori sulle "erbe" in età rinascimentale: L'arte del biondo, La necessità del profumo; Le Herbe tra medicina e culinaria e due lavori sull'attualità della fitoterapia in ambito farmaceutico: I Botanicals per L'Iperplasia Prostatica Benigna;
I Botanicals per la cistite e Nuove prospettive in fitoterapia per la cura della cistite ricorrente nelle donne.
Poi vi è la novella: La grandè celia. Nasce dal mistero della vita che aleggia in ognuno di noi, dalla ricerca di dare una spiegazione all'inesplicabile e dal profondo bisogno che venga avanti un Sapiente che sappia dare una risposta. Il prato, il bosco e la terra si popolano di divinità, di demoni, di folletti, di forze buone e forze malvagie che governano la natura tra benefìci e malefìci. Vi è erba ed erba e vi è l'erba che, più delle altre, sa cogliere le vibrazioni cosmiche e gli influssi astrali, ammantandosi così di una misteriosa abilità di penetrare, grazie alla sapienza di uno scienziato, le sorti della vita umana.
Tempus loquendi
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Il Rinascimento permette di far progredire considerevolmente l’arte della profumeria. L’introduzione dei profumi a base alcolica si diffonde in breve in tutta Europa, sia per il corpo, sia per il vestiario.

I messaggi odorosi arrivano all'ipotalamo, il quale svolge un ruolo importante nell'omeostasi dell'organismo. Controlla e gestisce il sistema nervoso autonomo e controlla il sistema endocrino. L'asse ipotalamo-ipofisi collega il sistema nervoso al sistema endocrino garantendo l'attuazione di processi regolatori a carico degli ormoni secreti. Integra le risposte comportamentali, del sistema nervoso autonomo e neuroendocrino, implicate nelle funzioni vitali. Lo stretto rapporto esistente tra l'ipotalamo e l'ipofisi rendono conto di quanto gli aspetti psichici e somatici siano intrecciati e si regolino vicendevolmente.


La rosa quadripetala antico stemma dei Malatesta vive del riverbero del SI, dove la S è un’anfisbena allargata alle estremità in due teste a mo’ di espansioni fogliari e sostenuta nel centro dal pilastro ben saldo della I. È il SI di Isotta che accetta di spartire per oltre vent’anni con Sigismondo il tormento del suo spirito, di condividere la gloria delle sue vittorie e l’amarezza delle sue sconfitte, di saziare il suo ardore, di saperlo aspettare quando la guerra lo porta lontano e quando altre donne lo distraggono, di dargli numerosi figli (anche se nessuno prenderà il posto del padre), di sapergli stare alla pari con la fermezza e con la capacità di trovare il giusto equilibrio tra il saper parlare e il saper tacere.
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Divagazioni sul SI e sulla Rosa dei Malatesta


La rosa, mediante tutti gli aspetti, forme e attinenze costruisce intere sequenze per descrivere di Sigismondo, mediante una processione di emozioni, i difetti, i pregi, le passioni, l’audacia, l’astuzia, il potere, le virtù, l’amore, la gloria.
Tutte le sequenze, a mo’ di lettere di un alfabeto per immagini, strutturano il linguaggio capace di esprimere il trionfo dell’uomo eccellente in un a visione globale, unica e immediata. La scrittura usuale, viceversa, non permette di esprimerlo con la stessa intensità.
La rosa unicum di fascino e suggestione, può entrare, dopo l’ampia espressione di capacità, nel gioco dei trionfi per delineare, tra le figure allegoriche della condizione umana, quella dell’uomo eccellente.






La Primavera
Il massimo della sapienza recondita nelle opere d'arte, la raggiunge Botticelli ne La Primavera dove egli vibra di intensa maestria e perizia nella ricerca della bellezza e dell'armonia.
Personaggi eleganti e leggiadri
La descrizione minuziosa delle figure, la grazia del disegno, la mancanza di profondità prospettica, la delicatezza dei colori, i dettagli naturalistici delle foglie, fiori e frutti nell'incurvarsi delle fronde in un ampio squarcio di luce
Atmosfera neoplatonica
Il bisogno di urlare al mondo nella maniera garbata del linguaggio simbolico, il dolore per il morbo che affligge Simonetta, nella leggiadra bellezza delle tre grazie che vestono candidi abiti appena velati sul delicato incarnato dei monti di Venere e Mercurio e nel corpo ammantato di blu di zefiro, nel ricorso ai colori chiari e luminosi sullo sfondo scuro omogeneo del prato e del fogliame.
Zefiro
La luce tra il fogliame, è fredda, le figure sono prive di ombre. Zefiro è l'unico personaggio volumetrico con discreto contrasto chiaroscurale.
Linguaggio simbolico colmo di riferimenti letterari e filosofici
Il tempo non trascorre, nessuna ombra segna il prato, i piedi non calpestano alcun fiore.

Gli elementi vegetali formano il lessico di un linguaggio emozionale
Le immagini, a differenza delle parole che danno e vogliono spiegazioni razionali, fanno leva sulle emozioni e ognuno davanti ad un linguaggio puramente figurativo ha una propria capacità di lettura e quindi una propria capacità di vivere l'emozione























Profumi come arma di seduzione
La dimora di Calipso odora di seducente fumo di cedro e tutt’attorno l’aria profuma di resinoso cipresso.
Ulisse uscito dal mare violaceo, andava nella terra, fintanto che giunse alla grande spelonca in cui abitava la ninfa dai bei riccioli; e la trovò che era appunto in casa. Un gran fuoco ardeva sopra un braciere, e di lí si spandeva lontano un profumo di cedro scheggiato e di oleandro che bruciavano; ed essa, lí dentro, canterellando con la voce soave, intenta al telaio tesseva con una spola d'argento. E una selva verdeggiante sorgeva intorno alla spelonca: e l'ontano e il pioppo e l'odoroso cipresso [Omero, Odissea, Trad. Nicola Festa, Canto V, 55-64]

Le erbe, nelle mani dei grandi Maestri, subiscono un arricchimento complesso che le impreziosisce.
Si legge nel Libro de la cocina, sec. XIV, dal manoscritto dell’Archiginnasio di Bologna: togli borragine, spinaci e biete trepice e simili; poni in acqua fredda a bullire; poi, gittata vial’acqua, s’atritino forte col coltello; poi rimetti a cuocere con lacte d’amandole e, mesovi dentro battuto di tinca, potrai darela quaresma al signore, con le specie e con zaffarano, messovi del zuccaro ... Salsa di finocchio: togli fiori di finocchio, e pesta nel mortaio; ponvi del zaffarano, noce moscada, garofani, cardamone, victello d’ovo, e distempera con lo zaffarano et è bona salsa nel mese di septembre, con onni lesso... Tolli cimole di senape, e fa bollire in acqua; e, gettata via l’acqua, fa friggere in padella con oglio e sale, overo li poni con carne a cuocere.

La distinzione sulla qualità del cibo prosegue in epoca rinascimentale. Mangiare determinati alimenti è forte segno di appartenenza a un determinato ceto in una corrispondenza reciproca tra qualità del cibo e classe sociale. L’alimentazione priva di prodotti di derivazione animale è del tutto inconcepibile sia nel Medioevo che nel Rinascimento. La cucina dei potenti è costituita dalla carne, simbolo di privilegio sociale, e meno dal pesce, mentre quella dei ceti inferiori, specie dei contadini, è sostanzialmente vegetariana. Le herbe sono cibo per poveri, idonee alla mensa contadina, però circolano anche nella mensa dei ceti più abbienti, non di meno entrano nei banchetti principeschi. Ad esempio la borragine che si coltiva, ma che cresce anche spontanea, entra nei banchetti. Entra però la parte più nobile, non le foglie ispide e setolose. A Ferrara Messisbugo scrive: Luzzi allessi con sapor bianco et fiori di boragine sopra, il Cervio trinciante del Cardinale Farnese scrive: Insalate polite lauorate, adornate di cipollette & fiori di boragine … Teste di storione e di umbrina allesate con fiori di boragine sopra, sapor bianco con agresto e zucchero sopra.

