
Scientia Herbarum


Asclepio

Zeus, pentito di aver folgorato Asclepio, lo eleva a Dio della Medicina. Il suo culto si diffonde in tutta la Grecia. I suoi figli diventano i primi sacerdoti; da essi origina una casta di medici; gli Asclepiadi. A Pergamo e a Epidauro si erigono importanti templi, che praticamente sono dei centri di cura delle malattie, dove vigono severe regole igieniche e dietetiche. I pazienti distesi su pelli di capra, durante il sonno vedono il dio che elargisce consigli terapeutici e opera guarigioni. In questi luoghi per la continua pratica dei malati e delle malattie i sacerdoti cominciano a delineare le prime basi di diagnosi, prognosi e terapia. Anche se le cure appaiono dettate dalla davinità con il passare del tempo diventano più razionali. La medicina diventa sempre più laica e inizia a valorizzare l'osservazione clinica e l'esperienza. Da questi fermenti innovativi nelle scuole dei templi emerge a Coo la figura di Ippocrate che la tradizione vuole il diciottesimo discendente di Asclepio. Con Ippocrate esordisce la medicina scientifica che esce definitivamente dalle pratiche e dalle credenze magiche e religiose per avviarsi verso una metodologia decisamente razionale, rigorosa e di buon senso.
[E. Lazzarini, G. Masini, Scientia Herbarum, Ed. General Communication, Rimini, 2022]
Ippocrate

Ippocrate [Cos, circa 460 a.C. - Làrissa, circa 370 a.C.] appartiene alla famiglia degli Asclèpiadi, studia medicina sotto la guida del padre, però sembra attento anche agli insegnamenti della vicina scuola di Cnido. Fonda nella sua isola natale la più importante scuola medica greca.
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I fondamentali del suo pensiero medico si rifanno ai quattro elementi dei filosofi e ai quattro umori di cui il corpo umano è composto.

Teofrasto

Teofrasto pone le basi della botanica come studio a sè stante, gli interessano le piante in sè, non per le utilità che possono trarre gli uomini.
Successivamente, a partire da Dioscoride la botanica diventa l'ancella della medicina. Dopo lo studio di circa 500 spiecie di piante nei nove libri del De historia plantarum e dopo lo studio dei fenomeni che caratterizzano la vita del mondo vegetale nel De causis plantarum, prende in considerzione gli odori della natura e i profumi che l'uomo riesce creare mediante la sua arte.
Il De odoribus, nell'ambito della vasta produzione teofrastea, purtroppo in gran parte non pervenuta, sembra non essere un'opera se stante, piuttosto un libro del De causis plantarum successivo al VI in cui scrive sugli odori.
Qualunque sia la collocazione, il filosofo di Ereso mostra ampia, profonda e documentata conoscenza sulla tecnica di estrazione, preparazione, composizione, conservazione, modalità d'uso delle fragranze odorose e sulle loro proprietà terapeutiche

Le balsamiche stille dell'Iliade
La peste è di orgine divina; gli dei nell'Iliade dispensano sofferenze e malattie. L'ira di Apollo, per il grave affronto da parte di Agamennone al suo sacerdote Crise che si reca nel campo Acheo per riscattare la figlia Criseide; si abbatte sugli Achei. La freccia del dio colpisce gli uomini, immediata la punizione: dilaga la peste. Si allontana il flagello soltanto con il sacrificio: si placa così l'ira funesta del dio. Apollo è un dio, ma anche un medico. Trasmette, mediante il centauro Chirone, al figlio Asclepio la capacità di guarire i mali e di lenire le ferite. Asclepio a sua volta educa in questa stessa arte i figli, Podalirio e Macaone [d'Esculapio il figliuol, Iliade, XI, 823, trad. V. Monti, Firenze, 1861], che partecipano alla guerra di Troia.
Nell'Iliade è evidente l'intervento divino nella malattia e nella salute, però si intravede anche un'iniziale capacità dell'uomo, un bagliore di medicina razionale, dal preternaturale alla concretezza dell'esperienza. Il medico, più che di medicina, tratta di chirurgia. Più che di concezione teurgica del rapporto salute-malattia, si coglie nell'Iliade la capacità del medico di intervenire su ferite e fratture. Omero è un profondo esperto di traumatologia, descrive gli eventi traumatici e la relativa terapia con la capacità di chi è medico. Nell'Iliade la patologia è soprattutto chirurgica, non compaiono decrizioni di malattie, si riscontrano stati di shock traumatico, stati commotivi cerebrali e manifestazioni emotive.
Vi sono scontri cruenti con conseguenti ferite e traumi. E' alta la considerazione di Omero per l'arte medica, in particolare per i due figli di Esculapio: Macaone e Podalirio, il primo gran chirurgo, il secondo capace di curare le ferite e i postumi da traumi. Vi sono anche altri medici però solo Macaone e Podalirio vengono chiamati eroi. Omero stima in particolare Macaone che, come medico, vale più di molti guerrieri. Anche Nestore e Patroclo sono esperti nel trattare le ferite, il primo per pratica, il secondo istruito direttamente dal Centauro Chirone.
.....salva quel prode (il medico);
Ch'egli val molte vita, e non ha pari
Nel cavar dardi dalle piaghe, e spargerle
Di balsamiche stille [Iliade, Lib. XI, 1104-1111, trad. V. Monti, Firenze, 1861]
I farmaci non sono tanti, ma quei pochi sono di gran valore. Macaone e Nestore ricorrono al vino di Prammo, astringente delle ferite e calmante della sete postoperatoria. Il potere astringente del vino aumenta se si raggiungono delle radici come quella di Patroclo tritura con le mani. Questo farmcao di vino e radici, in esso macerate, versato sulla ferita di Euripilo calma il dolore ed arresta l'emorragia.
