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Per ottenere un prodotto finale valido per aroma e per contenuto in fitonutrienti non conviene comperare le mandorle sgusciate perché, anche se conservate in contenitori idonei non sono mai per aroma come quelle che si aprono al momento dell’uso.

Provare per credere.

E se il latte si fa in casa deve avere una marcia in più

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Il verde vegetale
fatto in casa

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Per un prodotto davvero naturale, non conviene ricorrere a strumentazione meccanica per estrarre l’acqua di vegetazione.

Il verde vegetale si usa per le necessità di cucina. Può entrare per colorare in verde la sfoglia per tagliatelle, per lasagne, per cannelloni, torte salate e muffin salati.

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Il massimo della sapienza recondita nelle opere d’arte, la raggiunge Botticelli ne La Primavera dove egli vibra di intensa maestria e perizia nella ricerca della bellezza e dell’armonia, nella descrizione minuziosa delle figure, nella grazia del disegno, nella mancanza di profondità
prospettica, nella delicatezza dei colori, nei dettagli naturalistici delle foglie, fiori e frutti, nell’incurvarsi delle fronde in un ampio squarcio di luce per soddisfare il proprio bisogno di urlare al mondo nella maniera garbata del linguaggio simbolico, il dolore per il morbo che affligge
Simonetta, nella leggiadra bellezza delle tre grazie che vestono candidi abiti appena velati sul delicato incarnato, nei rossi dei manti di Venere e Mercurio e nel ceruleo del corpo ammantato di blu di Zefiro, nel ricorso ai colori chiari e luminosi sullo sfondo scuro omogeneo del prato e del fogliame. La luce tra il fogliame, è fredda, le figure sono prive di ombre, Zefiro è l’unico personaggio volumetrico con discreto contrasto chiaroscurale. Il tempo non trascorre, nessuna ombra segna il prato, i piedi non calpestano nessun fiore.

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Nel 1588 in Phytognomonica tutte le cose in natura sono in correlazione mediante un’impronta che, se ben osservata, fa comprendere la corrispondenza, l’affinità e anche i contrasti. Le piante che assomigliano a un organo umano entrano in simpatia con esso e sono in grado di guarire qualsiasi disturbo o affezione dello stesso organo. Vi sono piante che somigliano al cuore, al fegato, ai polmoni, ai denti, agli occhi. La forma, però, non è sufficiente, bisogna cogliere anche il colore, l’odore e il sapore. Le rose rosse e il corallo sono efficaci contro le emorragie, mentre il rabarbaro, lo zafferano e il limone curano la bile.

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La serie numerica di Fibonacci è presente nella disposizione di molti elementi della natura, in particolare dell’universo vegetale: la posizione delle foglie, dei petali e dei fiori, le ramificazioni di alcune piante, la disposizione dei semi nei girasoli e delle squame nelle pigne. Nella stessa pigna o nello stesso girasole, i numeri delle spirali che ruotano nei due sensi sono numeri di Fibonacci consecutivi.
Le foglie delle piante sono allineate, in un buon numero di casi secondo uno schema che comprende due numeri di Fibonacci. Partendo da una foglia qualunque, dopo uno, due, tre o cinque giri della spirale si trova sempre una foglia allineata con la prima e, a seconda delle specie, questa è la seconda, la terza, la quinta, l’ottava o la tredicesima foglia. La disposizione delle foglie ai fini dell’irraggiamento segue dunque uno schema esprimibile in termini matematici. Il numero di giri compiuti per trovare la foglia allineata con la prima presa in considerazione è generalmente un numero di Fibonacci.

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Tanti i luoghi di pianura e collina dove erborizzare: prati, pascoli, incolti, ruderi, sentieri, luoghi aperti, cespuglieti, siepi e boschi, mai colture irrigue, mai terreni smossi dalle pratiche agricole, mai vigneti e pometi e mai luoghi nelle vicinanze di arterie trafficate, di abitati e di aree industrializzate.

Si recidono le erbe al colletto, si nettano sul posto, si elimina la terra, le foglie ingiallite e corrose, si depositano soffici in un cesto. Arrivati a casa, si finisce immediatamente di nettarle perchè l’ambiente più caldo, le ammaccature subite durante la raccolta e il calore innescano velocemente i primi fenomeni di fermentazione che, seppure leggeri, vanno a scapito della qualità. Si lavano molto bene, ancora intere, in abbondante acqua a temperatura ambiente, si scolano e immediatamente o si consumano crude quando è il caso, oppure si cuociono. Queste precauzioni non valgono soltanto per le rosette, ma per tutte le parti che si colgono. Le porzioni sotterranee vanno immediatamente pulite dalla terra, che ben presto fa avvertire sentori di muffa e di muschio, però senza lasciarle in ammollo perchè l’acqua deteriora il complesso biologico asportandone i componenti. Le cimette fiorite e i fiori, molto delicati, si lavano celermente, si lasciano sgrondare non ammassati e si aggiungono nell’ultimo istante alle misticanze o si usano per guarnizioni.

per coltivi

Le bacche alla raccolta, mai ammaccarle perchè nei punti di ammaccatura si innescano dei processi degradativi del loro contenuto di micronutrienti e di fitochimici. Sembra difficile trovare le bacche, o per lo meno più difficile, ma non è così. Se si frequentano i posti giusti nella stagione giusta non è difficile imbattersi in more di siepe, cinorrodi, prugnole, cerasuole, corniole, fragole, lamponi, sambuco, mirtilli.

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coltivi e incolti

Aspetti ambientali interessanti si trovano lungo la vena del gesso romagnola che si estende dai colli imolesi e faentini, ravennati, fino al riminese. La fascia gessoso-calcarea, caratterizzata da rilievi rupestri per affioramenti di rocce gessose, gessoso-calcaree o calcaree, percorre la Romagna estendendosi con andamento talora continuo e talaltra frazionato dalla destra del fiume Sillaro alla valle del Marecchia e Conca. Presenta, considerando la vegetazione delle rupi, dei loro minuscoli terrazzamenti e dei loro detriti e tratti ciottolosi e di tutta la fascia vegetazionale circostante, una flora ricca e interessante. La lettura della vegetazione riservata esclusivamente alle piante di interesse aromatico-medicinale e aromatico commestibile comprende essenze di buon interesse commestibile per l’elevato apporto di nutrienti e di fitochimici e specie di interesse medicinale che, prima dell’avvento dei prodotti chimici, erano i farmaci utili a coprire l’intera patologia umana e degli animali domestici.

PDF di approfondimento di 30 pagine

Il selvaggio, nei suoi vari aspetti di germogli, innovazioni primaverili, rosette, cimette fiorite, foglie, fiori, bacche, semi, radici carnose, rizomi, tuberi e bulbi, offre il piacere a tavola con la suadelizia di colori, di sapori e di aromi, suscita nei più anziani ricordi, emozioni e sensazioni d’altri tempi e propone a tutti qualcosa di più: il gusto della qualità fatto di vitamine, oligoelementi e fitochimici.
Proprio perchè il selvaggio sappia offrire qualcosa di più, è importante che conservi il suo intero patrimonio di micronutrienti e di fitochimici e non provochi, per una raccolta poco attenta, problemi di tossicità, nè intrinseca, nè acquisita. È importante dunque l’accortezza di cogliere il selvaggio lontano da fonti inquinanti, di evitare la conservazione inadeguata e le tecniche casalinghe di manipolazione atte a impoverirlo e a devitalizzarlo o comunque a condizionarne la qualità.
La complessa sinergia di micronutrienti e di fitochimici, presente nel selvaggio, dispiega tutto il suo valore biologico soltanto se resta integro.

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coltivi e incolti

Il surriscaldamento, dovuto all’ammasso durante la raccolta in buste di plastica, modifica l’intero complesso chimico per effetto di molteplici reazioni di tipo degradativo favorite dalla luce, dalla temperatura e dall’acqua presente. I colori si stingono e il profumo subisce profonde alterazioni. Anche la cottura, per giunta se condotta male, stravolge il patrimonio di micronutrienti e di fitochimici. Il fuoco stinge i colori e ne crea di nuovi, favorisce l’evaporazione di molte frazioni volatili, ne distrugge altre e ne crea di nuove, mette in disordine l’intero complesso biologico.

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coltivi e incolti

La natura da sempre offre alimenti funzionali e l’alimentazione mediterranea da sempre gode di questo valore aggiunto, attualmente considerato la nuova frontiera della nutrizione. Purtroppo nei tempi passati questo valore aggiunto, pur di grande aiuto, doveva scontrarsi nella vita di tutti i giorni con gli stenti, le privazioni, la fame, il consumo di cereali e legumi inquinati da semi tossici, la scarsa igiene, le carestie frequenti, le pestilenze, il cretinismo diffuso negli strati più bassi della popolazione.

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Il consumo giornaliero di verdura e di frutta, nell’ampia scelta di specie coltivate e di specie spontanee, permette di introdurre micronutrienti e phytochemicals, in quantità idonea a preservare lo stato di salute e di benessere. D’altra parte bastano pochi microgrammi di micronutrienti e pochi microgrammi di fitochimici perché tutte le funzioni dell’organismo percorrano il loro andamento ottimale.

Non sempre gli alimenti vegetali sono funzionali perchè non sempre il loro fitocomplesso è presente in condizioni ottimali. Su di esso incidono molti fattori, tra cui le modalità di coltivazione (per i vegetali coltivati), la difficile reperibilità per alcuni vegetali selvaggi (cui si devono aggiungere l’eventuale esposizione ad agenti inquinanti, la tossicità di alcune specie e il possibile eccesso in altre specie di sostanze antinutrizionali quali nitrati e ossalati), il trasporto, la conservazione, la manipolazione in cucina e l’elaborazione del cibo.

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Abrotano, Artemisia abrotanum, Asteracea

Acacia, Robinia, Robinia pseudoacacia, Leguminosa

Acanzio, Onopordo, Onopordum acanthium, Asteracea

Acetosa, Erba brusca, Rumex acetosa, Poligonacea

Acetosella, Oxalis acetosella, Oxalidacea

Achillea, Millefoglie, Achillea millefolium, Asteracea

Aglio, Allium sativum, Liliacea

Agretto, Crescione inglese, Crescione d’orto, Lepidium sativum, Crucifera

Agrimonia comune, Eupatoria, Agrimonia Eupatoria, Rosacea

Alchemilla, Ventaglina, Alchemilla vulgaris, Rosacea

Alliaria, Alliaria petiolata, Crucifera

Altea, Althaea officinalis, Malvacea

Ambretta, Knautia arvensis, Dipsacacea

Angelica, Angelica sylvestris, Umbellifera

Aneto, Anethum graveolens, Umbellifera

Anice, Pimpinella anisum, Umbellifera

Argentina, Piede d’oca, Potentilla anserina, Rosacea

Asparago, Asparagus officinalis, Liliacea

Aspraggine, Picris echioides, Helminthia echioides, Asteracea

Atreplice, Bietolone, Atriplex hortense, Chenopodiacea

Atreplice portulacoide, Halimione portulacoides, Obione portulacoides, Chenopodiacea

Barbarea, Barbarea vulgaris, Crucifera

Bardana, Arctium lappa, A. majus, Asteracea

Batata, Patata americana, Ipomea batatas, Convolvulus batatas, Convolvulacea

Beccabunga, Veronica beccabunga, Scrofulariacea

Betulla, Betula alba, B. pendula. B. pubescens, Betulacea

Biedone, Amaranthus ascendens, A. lividus, A. blitum, Amarantacea

Bietola da foglie, Bietola da coste, Beta vulgaris var. Cycla, Chenopodiacea

Billeri primaticcio, Cardamine hirsuta, Crucifera

Bistorta, Polygonum bistorta, Poligonacea

Bocca di lupo, Erba limona, Melittis melissophyllum, Labiata

Boccione, Urospermo, Uruspermum dalechampii, Asteracea

Borragine, Borrana, Borago officinalis, Boraginacea

Borsapastore, Capsella bursa-pastoris, Crucifera

Broccoletti di rapa, Brassica rapa var. esculenta, subsp. Silvestris, Crucifera

Brunella o Prunella, Brunella vulgaris, Labiata

Bugola, Ajuga reptans, Labiata

Buonenrico, Chenopodium bonus-Henricus, Chenopodiacea

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Caccialepre, Reichardia picroides, Asteracea

Cakile, Ravastrello di mare, Cakile maritima, Crucifera

Calcatreppolo, Eringio, Eryngium campestre, Umbellifera

Calendula, Fiorrancio, Calendula arvensis, Asteracea

Camomilla, Matricaria chamomilla, Chamomilla recutita, Asteracea

Canna di palude, Phragmites communis, Arundo phragmites, Poacea

Carciofo, Cynara scolymus, Asteracea 

Cardo, Cynara cardunculus var. altilis, Asteracea

Cardo benedetto, Cardo santo, Cnicus benedictus, Asteracea

Cardo dei lanaioli, Dipsacus fullonum, Dipsacacea

Cardo mariano, Silybum marianum, Asteracea

Cardo rosso, Carduus nutans, Asteracea

Cardogna, Scolymus hispanicus, Asteracea

Cariofillata, Geum urbanum, Rosacea

Carlina, Carlina acaulis, Asteracea

Carota, Daucus carota, Umbellifera

Cascellore, Bunias erucago, Crucifera

Castagna d’acqua, Trapa natans, Enoteracea  

Castagna di terra, Bunium bulbocastanum, Umbellifera 

Cataria, Erba gatta, Nepeta cataria, Labiata

Cavolo, Brassica oleracea, Crucifera

Centaurea minore, Biondella, Cacciafebbre, Erythraea centaurium, Genzianacea

Centinodio, Corregiola, Polygonum aviculare, Poligonacea

Centonchio, Centocchio, Stellaria media, Cariofillacea

Cerfoglio, Anthriscus cerefolium, Umbellifera  

Cerinte maggiore, Cerinthe maior, Cerinthe aspera, Borraginacea

Cetriolo, Cucumis sativus, Cucurbitacea

Cherofillo, Cerfoglio bulboso, Chaerophyllum bulbosum, Umbellifera

Cicoria, Radicchio, Cichorium intybus, Asteracea

Cinquefoglio, Potentilla reptans, Rosacea

Cipolla, Allium cepa, Liliacea

Cipollaccio col fiocco,Lampascione, Leopoldia comosa, Muscari comosum, Liliacea

Coda cavallina, Equiseto, Equisetum arvense, Equisetacea

Coda di volpe, Aruncus dioicus, Aruncus vulgaris, Spirea aruncus, Rosacea

Condrilla, Lattugaccia, Chondrilla juncea, Asteracea

Costolina, Piattello, Hypochoeris radicata, Asteracea

Coriandolo, Coriandrum sativum, Umbellifera

Coronopo, Plantago coronopus, Plantaginacea

Crescione, Agretto, Nasturtium officinale, Crucifera

Crespigno, Grespigno, Sonchus asper, Asteracea

Crepide, Crepis vesicaria, Asteracea

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Dente di leone, Leontodon autumnalis, Asteracea

Edera terrestre, Glechoma hederacea, Labiata

Elicriso, Helichrysum italicum, Asteracea

Enotera, Enagra, Onagra, Oenotera biennis, Onagracea

Enula campana, Inula helenium, Asteracea

Epilobio, Gambi rossi, Epilobium angustifolium, Onagracea

Eraclea, Panace, Heracleum sphondylium, Umbellifera

Erba amara, Chrysanthemum balsamita, Balsamita vulgaris, Asteracea

Erba cornacchia, Erba dei cantanti, Sisymbrium officinale, Crucifera

Erba Luigia o Luisa, Verbena odorosa, Lippia citriodora, Verbenacea

Erba medica, Medicago sativa, Fabacea    

Erba zolfina, Galium verum, Rubiacea

Erigero, Saeppola canadese, Conyza canadensis, Asteracea

Eufrasia, Euphrasia officinalis, Scrofulariacea

Farfara, Tussilago farfara, Asteracea

Farfaraccio, Petasites hibridus, Asteracea

Farinello, Chenopodium album, Chenopodiacea

Fieno greco, Trigonella foenum-graecum, Leguminosa

Finocchio, Foeniculum vulgare, Umbellifera

Finocchio marino, Crithmum maritimum, Umbellifera

Fiorone, Tordilio, Tordylium apulum, Umbellifera

Frassino, Fraxinus excelsior, Oleacea

Galega, Capraggine, Galega officinalis, Leguminosa

Garofano delle certose, Dianthus carthusianorum, Cariophyllacea

Genziana, Gentiana lutea, Gentianacea

Ginestrino, Loto, Lotus corniculatus, Leguminosa

Gramigna, Agropyron repens, Graminacea

Guado, Isatis tinctoria, Brassicacea

Iperico, Erba di San Giovanni, Hypericum perforatum, Ipericacea

Issopo, Hissopus officinalis, Labiata

Lamio, Ortica bianca, Lamium album, Labiata

Lassana, Lapsana communis, Asteracea

Lattuga e Lattuga cappuccio, Lactuca sativa var crispa e var capitata, Asteracea

Lattughella, Fedia cornucopiae, Fedia graciliflora, Valerianacea

Lavanda, Lavandula officinalis, Labiata

misticanze, i fiori per guarnizioni.

Lisco, Liscaro, Riscolo, Barba di frate, Salsola soda, Chenopodiacea

Luffa, Spugna vegetale, Luffa cylindrica, Cucurbitacea

Luppolo, Humulus lupulus, Urticacea, Cannabacea

Maggiorana, Origanum majorana, Labiata

Malva, Malva silvestris, Malvacea

Mammola, Viola odorata, Violacea  

Mandorla di terra, Cyperus esculentus, Cyperacea

Margherita, Chrysanthemum vulgare, Leucanthemum vulgare, Asteracea

Margheritina, Pratolina, Bellis perennis, Asteracea

Marrubio, Marrubium vulgare, Labiata

Matricaria, Partenio, Chrysanthemum parthenium, Tanacetum parth., Asteracea

Melanzana, Solanum melongena, Solanacea

Meliloto, Melilotus officinalis, Fabacea

Melissa, Melissa officinalis, Labiata

Menta, Mentha x piperita, Labiata

Mentuccia, Calamintha nepeta, Satureja nepeta, Satureja calamintha, Labiata

Navone, Brassica napus var. esculenta, var. napobrassica, Crucifera 

Olmaria, Regina dei prati, Spiraea ulmaria, Filipendula ulmaria, Rosacea

Olmo, Ulmus minor, Urticacea

Ononide, Ononis spinosa, Leguminosa

Origano,  Origanum vulgare, Labiata

Orecchio di lepre, Silene alba et Silene latifolia, Cariofillacea

Ortica, Urtica dioica, Urticacea

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Parietaria, Parietaria officinalis, Urticacea

Pastinaca, Pastricciani, Pastinaca sativa, Umbellifera

Patata, Solanum tuberosum, Solanacea

Peperone, Capsicum annuum, Solanacea

Pero di terra, Apios tuberosa, Glycine apios, Leguminosa

Pimpinella, Salvastrella minore, Poterium sanguisorba, Rosacea

Pitocco, Erba stella, Senebiera coronopus, Coronopus squamatus, Crucifera

Polmonaria, Pulmonaria officinalis, Boraginacea

Pomodoro, Solanum lycopersicum, Lycopersicum esculentum, Solanacea

Porcellana, Portulaca oleracea, Portulacacea

Porro, Allium porrum, Liliacea

Prezzemolo, Petroselinum sativum, Umbellifera

Primula, Primula acaulis, Primulacea

Radichiello, Hyoseris radiata, Asteracea

Rafano, Cren, Armoracia rusticana, Nasturtium armoracia, Brassicacea

Ragaggiolo, Rhagadiolus stellatus, Asteracea

Ranuncolo favagello, Favagello, Ranunculus ficaria, Ranuncolacea

Rapa, Brassica campestris var. Rapa, Brassica rapa var. esculenta, Crucifera

Raperonzolo, Campanula rapunculus, Campanulacea

Raponzolo, Phyteuma betonicifolium, Campanulacea

Ravanello, Radicino, Raphanus sativus, Crucifera

Ravastrello, Senape selvatica, Sinapis arvensis, Brassica arvensis, Crucifera

Rosolaccio, Papavero selvatico, Papaver rhoeas, Papaveracea

Rosmarino, Rosmarinus officinalis, Labiata

Rucola, Eruca sativa, Crucifera

Rucoletta, Diplotaxis tenuifolia, Crucifera

Rusco, Pungitopo, Ruscus aculeatus, Liliacea

Salicornia, Arthrochnemum fruticosum, Chenopodiacea

Salsapariglia nostrana, Smilax aspera, Liliacea

Salsefica, Sassefrica, Barba di becco, Tragopogon porrifolius, Asteracea

Salvia, Salvia officinalis, Labiata

Santoreggia, Satureja hortensis, Labiata

Scalogno, Allium ascalonicum, Liliacea

Scorzonera, Scorzonera hispanica, Asperacea

Scorzonera podospermo, Podospermum canum, Asteracea

Sedano, Apium graveolens, Umbellifera

Serpillo, Timo serpillo, Thymus serpyllum, Labiata

Spinacio, Spinacia oleracea, Chenopodiacea

Stoppione, Scardaccione, Cirsium arvense, Asteracea

Strig(d)olo, Bubbolino, Erba del cucco, Silene inflata, Cariofillacea

Suaeda, Suaeda fruticosa, Chenopodiacea

Sulla, Hedysarum coronarium, Leguminosa

Tamaro, Tamus communis, Dioscoreacea

Tarassaco, Soffione, Taraxacum officinale, Asteracea

Tetragonia, Tetragonia tetragonioides, etragonia expansa, Aizoacea

Topinambour, Helianthus tuberosus,  Asteracea

Tragoselino, Pimpinella saxifraga, Umbellifera

Trifoglio, Trifolium pratense, Fabacea

Valerianella, Lattughina,Valerianella olitoria, V.locusta Valerianacea

Verbena, Verbena officinalis, Verbenacea

Vitalba, Clematis vitalba, Ranuncolacea

Zafferano, Crocus sativus, Iridacea

Zafferanone, Cartamo tintorio, Carthamus tinctorius, Asteracea

Zucca  invernale, Cucurbita maxima, Cucurbitacea

Zucca ispida, Zucca chayotte,  Chayotte, Sechium edule, Cucurbitacea

Zucchina, Cucurbita pepo, Cucurbitacea

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L’Autodidatta
Pier Antonio Micheli nasce a Firenze l’11 Dicembre 1679. I genitori di modesta condizione, visto nel figlio un certo ingegno, lo avviano allo studio della gramatica e poi, ancor giovane, lo mettono alavorare presso un rilegatore di libri dove ha l’opportunità di avere tra le mani numerosi testi di botanica, tra cui il Mattioli stampato dal Valgrisi di Venezia nel 1585.

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Lo Scienziato
Paolo Silvio Boccone, nasce a Palermo nel 1633 da una nobile famiglia originaria di Savona in Liguria. Si dedica fin dalla giovinezza, allo studio della Storia naturale, in particolare della Botanica.Frequenta l’Orto botanico che il medico romano P. Castelli, discepolo di Andrea Cisalpino, ha fondato a Messina. Intraprende numerosi viaggi in Italia e in tutta Europa

PDF di approfondimento di 20 pagine

pier antonio micheli e paolo silvio boccone
organolettica delle piante

È importante porre sempre attenzione alla percezione dei caratteri organolettici proprio per non comperare dei prodotti che la coltivazione forzata e la conservazione hanno reso scatole prive di contenuto pregiato proprio perchè la biochimica dell’organismo abbisogna dell’apporto di tutti i nutrienti e di tutti i fitochimici in quantità adeguata alla necessità del momento per mantenere l’equilibrio organico nel continuo divenire dei processi metabolici. Conviene scegliere, per una maggiore fruibilità dei nutrienti e dei fitochimici, i prodotti ortofrutticoli nazionali, meglio se locali, di una filiera che porti in breve (a chilometri 0) i prodotti dall’origine alla tavola, from farm to fork.

Molte molecole dalla raccolta al consumo, per i naturali processi biologici (per non parlare di ammaccamento, cattiva conservazione o ipermaturazione), subiscono ossidazioni, riduzioni, polimerizzazioni e idrolisi.

Il gusto e il tatto permettono di capire i processi chimico-fisici che avvengono in bocca quando si introduce, si mastica e si impasta un pezzo di pane, un frutto o quant’altro. La sensibilità tattile delle labbra e della cavità orale fa prendere immediata coscienza della forma, dimensione e superficie di ciò che si mette in bocca durante l’insalivazione, la masticazione e la deglutizione e fa prendere coscienza, durante la stessa masticazione (che coinvolge la muscolatura e le articolazioni), anche della consistenza.

Il selvaggio è una risorsa pregiata di nutrienti e phytochemicals se si coglie senza dubbio di identificazione, se cresce in luoghi non contaminati da inquinanti, se non si ammassa in buste di plastica durante il trasporto, se si tratta in cucina a regola d’arte per non impoverirlo con manipolazioni improprie.
Dall’esperienza delle popolazioni residenti nasce la cucina delle erbe selvagge ricca di colori, sapori earomi, un patrimonio di esperienze maturate nei secoli, di peculiarità gastronomiche legate al territorio e alla sua storia.
Il selvaggio incontra il crescente interesse di tanta gente che lo crede buono, valido e salutare in armoniacon la natura senza conoscere le forzature dovute all’uomo e al suo lavoro.
Proliferano ovunque sagre, fiere, mercati, appuntamenti gastronomici, rassegne culturali e corsi di studio per conoscere le erbe e per farne uso in cucina. L’interesse per il selvaggio favorisce un turismo gastronomico e un’opportunità per conoscere o riscoprire paesi e luoghi dimenticati.

PDF di approfondimento di 28 pagine

erborare
erborare

Le condizioni metereologiche ed i fattori orografici ed edafici permettono un’ampia e complessa variabilità vegetazionale e paesaggistica, su cui incide la presenza dell’uomo: ora discreta, ora pressante. In vari luoghi, certe condizioni climatico-ambientali locali, particolari per umidità,
ventilazione, esposizione ed escursione termica giornaliera, favoriscono microclimi idonei a peculiarità biologiche; alcune vallecole, dirupi e forre, accolgono essenze di buon interesse commestibile e fitogeografico.
È importante evitare l’erosione genetica: tutte le specie arricchiscono la biodiversità, la cui conservazione, tutela e valorizzazione costituisce una priorità assoluta.
La conservazione delle specie spontanee, naturalizzate e acclimatate e delle tante varietà antiche di alberi e arbusti da frutta, ormai dimenticate e lasciate all’incuria, sono un patrimonio da conservare per il loro valore ambientale, naturalistico e paesaggistico, ma anche per il loro valore culturale e gastronomico.

PDF di approfondimento di 27 pagine

Tante le essenze di interesse alimurgico, autoctone, acclimatate, naturalizzate, presenti ovunque per la loro capacità di propagazione, diffusione e adattamento: margini boschivi, arbusteti, radure, siepi interpoderali, boscaglie, pascoli, prati, ambienti costieri, dune, bassure interdunali, mura cittadine, crepe nei muri e nei selciati, rive e ambienti ripariali, ambienti umidi, prati palustri, boscaglie umide, ambienti acquatici con acque dolci o salmastre, ambienti acquatici con acque ferme o debolmente fluenti, laghi, stagni, maceri, pozze, fossi, canali, coltivi, incolti, rudereti, luoghi ingrati come le massicciate ferroviarie, aie e cortili di vecchie case coloniche, depositi ghiaiosi e associazioni pioniere di ambienti inospitali, poveri di terreno, aridi, fortemente inclinati e/o soggetti ad erosione, dove la selezione è spietata.

PDF di approfondimento di 27 pagine

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Le condizioni metereologiche ed i fattori orografici ed edafici permettono un’ampia e complessa variabilità vegetazionale e paesaggistica, su cui incide la presenza dell’uomo: ora discreta, ora pressante. In vari luoghi, certe condizioni climatico-ambientali locali, particolari per umidità,
ventilazione, esposizione ed escursione termica giornaliera, favoriscono microclimi idonei a peculiarità biologiche; alcune vallecole, dirupi e forre, accolgono essenze di buon interesse commestibile e fitogeografico.
È importante evitare l’erosione genetica: tutte le specie arricchiscono la biodiversità, la cui conservazione, tutela e valorizzazione costituisce una priorità assoluta.

PDF di approfondimento di 36 pagine

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Chi va erborare può imbattersi in piante con principi tossici. Il colore, l’odore e il sapore della pianta o sua parte non sono sufficienti per una diagnosi certa. Serve la conoscenza dei caratteri morfologici di ogni singola specie e l’esperienza nella raccolta di saper discernere tra le varie specie. La differenza tra pianta tossica e pianta velenosa sta nella quantità di principi presenti in grado di compromettere l’integrità dell’organismo. La pianta tossica soltanto in grande quantità può manifestare effetti nocivi, mentre per la pianta velenosa ne basta una piccola quantità.

PDF di approfondimento di 18 pagine

Piante reali o loro parti, per i caratteri morfologici di forma e struttura, riescono suscitare immagini di forme e strutture animali e/o umane. Non si tratta, quindi, di illustrazioni di vegetali e di animali dovute alla mente dell’artista, ma si tratta di oggetti reali che suscitano immagini dallo spiccato significato magico-curativo o ermetico-alchemico. Gli animali, negli erbari e bestiari medievali, s'intrecciano con piante, rami, foglie e radici nel fantasioso connubio di rispondenze celesti, terrene, divine e umane. Radici animate, dotate di pericolosi poteri magici, si distendono ramificandosi in arcane allusioni di demoniache insidie.
Si tratta, a differenza degli antichi erbari e bestiari, di un percorso figurativo e simbolico, di una testimonianza precisa e puntuale di piante immaginarie, non classificate negli studi di botanica.
Tra tutte le piante, la più famosa è la mandragora dalle rispondenze umane che, nel coglierla, piange e grida come un essere animato.
La complessità di questo universo figurativo e simbolico si coglie assai bene nel Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch, italianizzato in Gerolamo Bosco [1453-1516].

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I due solstizi nell’Antica Grecia sono le porte: porta degli immortali l'invernale, porta degli uomini l'estiva.
In fondo al porto c’è un ulivo frondoso
e vicino c’è una bella grotta ombrosa,
sacra alle ninfe che si chiamano Naiadi.
La grotta ha due entrate:
una verso Borea, accessibile agli uomini;
l’altra, verso Noto, è riservata agli Dei:
gli uomini non passano perché è la via degli immortali.

[Odissea XIII, 102-112]

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Manzoni è agronomo per diletto e per volontà di apprendere e sperimentare. Diventa esperto di seminagioni, di coltivazione di piante e fiori, di innesti, di alberi, arbusti, erbe da prato e da giardino e cotone; impianta vitigni francesi e di varie località italiane, introduce nuove essenze, come le ortensie sconosciute in Lombardia e la robinia pseudoacacia, giunta in Europa dall’America settentrionale. Conduce con rigore esperienze d’avanguardia, ardite, innovative, costose e poco o nulla redditizie. Alleva i bachi da seta di razza giapponese. Della botanica studia la morfologia e fisiologia vegetale, ma anche la tassonomia.

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Nel 268 a.C. sorge la colonia di Rimini che ben presto diventa capoluogo di un vasto territorio che va dal Conca al Rubicone. Con la legge flaminia (232 a.C.), che espropria la terra ai Galli e l’assegna in piccole unità fondiarie ai veterani, si completa la messa in coltura di tutta l’intera area. Si bonificano le zone paludose, si mettono a regime le acque, si tracciano le strade, si fabbricano abitazioni e ricoveri per gli animali, si introducono nuove pratiche agrarie e nuove sorti di piante. I veterani che vengono da altre terre importano dai loro luoghi d’origine le loro consuetudini di vita, le loro pratiche agronomiche e le loro specie di piante.

Avviene uno sconvolgimento dell’ambiente che termina con un nuovo assestamento dell’intero territorio. Resta forte la primitiva presenza umbro-sabina: presenza di uomini e del paesaggio arboreo, fatto di piante introdotte dai loro primitivi luoghi d’origine.

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Kratéuas inizia un genere nuovo di letteratura medica: illustra le piante, redige un erbario corredato di illustrazioni di erbe, successivamente copiate dai trattatisti posteriori. Lavora su incarico di Mitridate VI Eupatore (132 a.C.- 63 a.C.), re del Ponto. Lo studio delle
piante da parte dei rhizotomoi è già ben consolidato e forse lo stesso Kratéuas è un rizotomo. Vi è anche l’erbario di un altro rizotomo: Diocle di Karystos.
Lo stesso Mitridate si addentra negli studi di botanica e tossicologia perché, fin dall’infanzia, deve contrastare le insidie dei familiari e dei cortigiani. Prova sugli schiavi e su se stesso le sostanze velenose; cerca, mediante l’assunzione giornaliera, una forma di immunità ai
veleni. Questa resistenza acquisita prende il nome di mitridatismo.

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Notevole è l'edizione dei Commentarii del 1568 del Mattioli, tra l’altro amico di Cibo e con lui in corrispondenza epistolare, illustrata con miniature e disegni, ora conservata nella Biblioteca Alessandrina di Roma. Cibo tenta su copie del 1548 e del 1558 dei Commentari del Mattioli di fare alcune postille pittoriche ai margini delle pagine e di colorare alcune tavole xilografate e altrettanto su una copia del De Historia stirpium di Leonhart Fuchs. Ma l’opera più spettacolare, colorata e superbamente miniata da Gherardo Cibo con affascinanti sfondi paesistici fu il così detto Mattioli grande, ovvero l’esemplare dell’edizione in folio del 1568, corredato con le belle tavole a pagina intera disegnate da

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Giorgio Liberale da Udine e Wolfgang Meyerpech, che fu offerto in dono a Francesco Maria II della Rovere [Comptes rendus Gherardo Cibo. Dilettante di botanica e pittore di ‘paesi’. Arte, scienza e illustrazione botanica nel XVI secolo, A cura di Giorgio Mangani e Lucia Tongiorgi Tomasi, ArtItalies n.21, 2015].

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Due grandi medici del XVI secolo, che contribuiscono a diffondere la conoscenza della botanica medica con le illustrazioni realistiche sui loro libri, sono Pietro Andrea Mattioli [1501-1578] di Siena e Castore Durante [1529-1590] di Gualdo Tadino.

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Negli ultimi anni del XVII secolo compaiono i Sistemi di Classificazione delle piante di Ray in Inghilterra, di Rivin in Allemagna, di Gaspard Bauhin in Svizzera e di Tournefort in Francia. Augusto Quirino Rivino [1652-1722], professore di medicina e di botanica a Lipsia scrive varie opere, però non riesce portare a termine quella fondamentale: Introductio generalis in rem herbariam. Egli, sulla considerazione della corolla presente o assente, regolare o irregolare, composta di uno o più pezzi, fonda le sue diciannove classi. Gli Autori che adottano questo sistema portano delle modifiche a partire dallo stesso Heucher che completa l’opera di Rivin. Il metodo dell’inglese Giovanni Ray [1627-1705] precede il lavoro del Rivin. Continua portare dei miglioramenti suggeriti dal suo ingegno e dagli studi su lavori di altri botanici. Dai suoi scritti emerge una continua evoluzione del pensiero e un certo ecclettismo.

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È figlia illegittima [1463-1509] del duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, e della sua amante Lucrezia Landriani. Si prendono cura di lei la nonna Bianca Maria Visconti e Bona di Savoia, moglie del padre. Riceve un’educazione consona ai doveri e agli onori del suo rango e un’istruzione di buon livello culturale. La corte di Milano è frequentata da dotti e letterati. Apprende la lingua latina, la botanica, l’alchimia e la medicina; subisce il fascino delle armi. La passione per il sapere non l’abbandona mai e, nonostante gli impegni da affrontare, non tralascia mai i suoi studi riuscendo via via conseguire un’esperienza e una conoscenza tali da potersi confrontare con medici e scienziati del tempo. Nei suoi castelli aveva dei locali adibiti alle sue sperimentazioni e alle sue preparazioni che faceva per sé e che inviava a chi, nel bisogno, gliele chiedeva.
Alla sua corte accorrevano medici, speziali, alchimisti, erboristi, barbieri e ciarlatani con i quali Caterina scambiava esperienze medico-pratiche ... Negli anni forlive si Caterina si avvalse degli ingredienti che lei stessa coltivava nel giardino attiguo alla rocca di Ravaldino e che poi trattava nel laboratorio personale dove cuoceva, distillava ed estraeva principi attivi da materiali organici e inorganici.

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Caterina Sforza. Presunto ritratto di Lorenzo di Credi. Pinacoteca civica, Forlì

La mandragora è antropomorfa: la sua radice è costituita da un essere umano e i fiori che sbucano dal terreno nascono dalla sua testa come capelli. Gode di proprietà medicinali, magiche e divinatorie. È viva; quando si estrae dal terreno, emette un gemito diabolico che fa morire all’istante l’uomo che l’ode. Serve un cane per estirparla.
Il mistero, l’inquietitudine e lo spavento, che aleggiano attorno a questa pianta dai risvolti demonologici diffondono nell’immaginario dotto e popolare leggende, superstizioni, credenze, ipotesi, ubbìe. Da un lato è una pianta preziosa, talismanica, apportatrice di fortuna, ricca di virtù terapeutiche, suscitatrice di amore e di fecondità, consolatrice del mal d’amore, indicatrice,

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mediante sogni e visioni, dei luoghi dove giacciono i tesori e le grandi ricchezze, dall’altro è una creatura terribile, demoniaca, da avvicinare con cautela, capace di provocare ogni danno, di trasformarsi, di operare incantesimi e persino di cagionare la morte istantanea. L’aura di apprensione e di mistero vuole che la Mandragora nasca dal sangue dei decapitati e degli squartati o dal seme e dall’urina degli impiccati emessi nell’ultimo spasmo dell’agonia. Si coglie di notte all’ombra dei patiboli.

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Costanzo Felici [1525-1585] nasce a Piobbico, dove trascorre gli anni giovanili e dove, talora, soggiorna nella casa paterna, quando rientra da Rimini, residenza abituale dopo il matrimonio con Virginia Brancorsi. Soggiorna a Piobbico per approfondire in natura i suoi studi e per cogliere piante da studiare e da inviare come exicata ad Ulisse Adrovandi. Costanzo Felici ci venne dal Piobbico, fu dottissimo nella storia naturale e legato in vincoli di stretta amicizia col celebre Aldrovandi.
Esercita la professione di medico a Casteldurante, a Sant’Angelo in Vado, a Rimini, a Urbino e a Pesaro dove muore nel 1585. Per sua volontà viene sepolto nella chiesa di Santa Maria dei Servi a Piobbico. È amico di Giulio Moderati [Nota 1], uno speziale di Rimini che tiene rapporti epistolari con Pietro Andrea Mattioli e con Ulisse Aldrovandi e che ha piantato un grandioso orto botanico dove egli si reca per studio e per cogliere esemplari da inviare all’Aldrovandi. L’Orto, considerato tra i più ricchi d’Italia, alla morte del Moderati resta praticamente abbandonato. Nella lettera del 12 febbraio 1562 scrive: l’horto del Moderato, che appena è l’anno che morì lui, è ormai andato in fumo e non vi è persona che ne piglia cura, ché al figliolo grande non gli diletta ponto e gli altri son piccoli; e così medemamente ha alienato la botega

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Il Silfio
Teofrasto, Dioscoride e Plinio ritengono il Silfio dotato di efficaci virtù salutari. È una pianta di difficile identificazione, le ipotesi sono controverse: talune poco attendibili e altre del tutto fantasiose. La tradizione la pone nei pressi della città di Cirene, cui fornisce ricchezza e salute. Il nome silfio non è di origine greca, ma probabilmente deriva dal linguaggio di un popolo cirenaico ed è analogo alla parola latina sirpe. Di questa pianta parlano già Solone e Sofocle: il nome latino della droga è laser, della pianta laser picium, e deriva forse da lac sirpicium, cioè latte della pianta sirpe; in greco la droga è indicata talvolta con la parola opós, Galeno però indica con la parola silphion tanto la pianta intera quanto il succo.

Il Tecolito
Il tecolito [τήκω "io sciolgo", λίθος "la pietra"], detto pietra giudaica o siriaca gode di azione litontrica nei casi di calcoli delle vie urinarie. Galeno, nel De simplicium medicamentorum temperamentis ac facultatibus consiglia di prendere una dose di polvere disciolta in tre ciati di acqua calda per sciogliere i calcoli della vescica ad vesicae lapides. La considera efficace pure per i calcoli renali, in renibus … efficax est.

La Spongia somnifera
Il dolore fa paura, debilita, logora e avvilisce; tutti lo temono. Da sempre si fa di tutto per evitarlo e si prova di tutto per alleviarlo. La pianta magica per eccellenza è la mandragora, sgradevole di odore e gusto, funesta di carattere e antropomorfa che con l’oppio, la cicuta, il latice di lattuga virosa, la morella, lo stramonio, la peonia, il succo di edera sa contrapporsi con efficacia al dolore.

La theriaca
Mitridate [132?-63 a.C.], re del Ponto, si addentra negli studi di botanica e tossicologia perché, fin dall’infanzia, deve contrastare le insidie dei familiari e dei cortigiani. Prova sugli schiavi e su se stesso le sostanze velenose; cerca, mediante l’assunzione giornaliera, una forma di immunità ai veleni.

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Ulisse Aldrovandi
Ulisse Aldrovandi nasce nel 1522 a Bologna. Si addottora in Filosofia e Medicina il 23 Novembre 1553. Si interessa di zoologia, botanica e mineralogia. Pubblica soltanto alcuni lavori; le sue opere restano per lo più manoscritte, in parte vedono la luce dopo la morte.
Si prodiga che a Bologna sorgano, per l’utilità degli scolari e per la salute de’ Cittadini, due vantaggiosi stabilimenti; un Orto cioè di Semplici che desse il comodo agli studiosi di Medicina, e di Botanica di vedere la maggior parte delle piante nel suo stato naturale, e la diversità fra loro; ed un Protomedicato, che vegliasse alla preparazione de’ medicinali, e alla legittimità delle droghe, che li compongono.

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Luca Ghini
La paternità dell’idea di redigere l’erbario di piante essiccate si deve attribuire a Luca Ghini professore di Lectura simplicium all’università di Bologna [1534-1544] e poi di Pisa [1544-1556], il quale tuttavia non trattiene per sè i campioni essiccati, ma li dona ai suoi studenti e agli amici con cui tiene regolare scambio epistolare.

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Andrea Cesalpino
Andrea Cesalpino si forma alla scuola di Luca Ghini che è Lettore dei Semplici a Pisa, dove egli studia medicina. Segue le sue lezioni di Botanica medica anche dopo essersi laureato nel 1551. Quando nel 1555 il maestro si trasferisce a Bologna lo sostituisce nell’insegnamento e nella conduzione dell’orto fino al 1591 quando viene chiamato a Roma dal papa Clemente VIII che gli affida l’incarico di docentedi medicina alla Sapienza e di archiatra pontificio. Resta a Roma fino alla morte nel 1603.

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Pietro Andrea Mattioli
Di Pietro Andrea Mattioli [1500/01-1577/78] sono incerte le date di nascita e di morte. Egli ricorre talora, nei suoi lavori, al calendario senese, creando così nel lettore confusione. Infatti nel Senese e nel Fiorentino l’anno inizia il 25 marzo, ovvero il giorno dell'Annunciazione a Maria. In questo calendario, detto ab incarnatione, i primi tre mesi dell'anno, ovvero dal primo gennaio al 24 marzo, fanno ancora parte dell'anno precedente. Papa Gregorio XIII riforma il calendario soltanto nel 1582.

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Castore Durante
Castore Durante [1529-1590], medico di Gualdo Tadino. Insegna botanica medica a Roma presso l'Archiginnasio della Sapienza, la sua fama di semplicista e di medico gli valgono l'ufficio, dopo la stampa del Tesoro della Sanità, di archiatra nella corte papale di Sisto V. Grazie al successo delle sue pubblicazioni gode di buona popolarità in Italia e in Europa. Pubblica a Roma nel 1585 l'Herbario novo.

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Le mulierculae sono figure ambigue, manca una demarcazione netta tra salute mentale e malattia, tra immaginazione, sogno e realtà. Ambigui e sfuggevoli diventano pure i loro strumenti, quali la scopa per volare, il calderone sempre in bollore e le erbe per le pozioni e gli unguenti che possono sanare così come togliere la vita all’incauto. Ciò che appartiene alle mulierculae muta irreversibilmente la natura delle cose; la scopa è un attrezzo domestico, però nelle loro mani diventa una cavalcatura diabolica e uno sconvolgente strumento erotico, il calderone sul fuoco permette il mangiare della famiglia, ma in mano a loro diventa una sorta di inferno ardente dove cuocere gli elementi umani (soprattutto bambini rapiti) con erbe per ottenere pozioni e unguenti diabolici.

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Agostino Veneziano, La rotta delle streghe. Incisione, 1520

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